Il mio anno felino

Venezia, 1 gennaio 2019. Una manciata di minuti dopo mezzogiorno

Io micia, tigre, pantera. Io morbida e fiera leonessa.
Io gatto dell’istinto che scivolo per le strade, mi insinuo nei pensieri, mi infilo nei desideri. Io che amo le tinte tenui delle cose forti. Io che faccio le fusa e tiro fuori le unghie.
Nella pioggia che mi bagna, nel sole che mi scalda, il mio momento soft è sempre hard.

Accavallo le gambe al tavolo del bar, sorseggio una tisana che profuma di zenzero e miele, allungo la mano su un impetuoso solletico e si aprono le danze. Sinuose, silenziose e ammalianti come quelle del gatto che gioca da padrone, ovunque sia. La camicia si sbottona, gli occhi si fanno fondi e lucidi come la tempesta quando increspa il mare, il cuore batte più forte che mai.

Mi alzo di scatto e lo seguo. Seguo l’attimo che non può sfuggirmi. Mi ha stampato addosso uno sguardo che tutta la pelle ringrazia, eccitata. Eccitata come un gatto davanti alla preda.
Lo raggiungo lì, all’angolo verso il piacere, dove la discesa è dolce, dolce come il gatto che prende le coccole e si fa amico.

L’attimo non correva poi così forte, moriva dalla voglia di essere raggiunto. Moriva dalla voglia di prendere il brivido felino in una giornata qualsiasi di un posto improbabile a un’ora indecifrabile.

È così che si inaugurano gli anni. È così che ci si perde in un abbraccio. È così che si fa l’amore con lo spirito tenero e ribelle del gatto.
Sulle note di una canzone, sotto il cielo guardone, nelle labbra della passione. Nei sussurri che accarezzano, nelle urgenze degli abiti che volano via. Con quel gusto proibito di non avere limiti.

Questo è il mio anno. L’anno delle coccole e delle prodezze.