LA TUA FATA IGNORANTE - PROLOGO

Domenica 21 gennaio 2018

"Le fate ignoranti sono quelle che incontriamo e non riconosciamo, ma che ci cambiano la vita. Non sono quelle delle fiabe, perché loro qualche bugia la dicono.(...) Ma non mentono sui sentimenti. Le fate ignoranti sono tutti quelli che vivono allo scoperto, che vivono i propri sentimenti, e non hanno paura di manifestarli. Sono le persone che parlano senza peli sulla lingua, che vivono le proprie contraddizioni(...) Ma sono anche molto spesso delle fate, perché capaci di compiere il miracolo di travolgerci. Costringendoci a dare una svolta alla nostra vita.” (Ferzan Özpetek)





Mi sveglio e mi butto nella realtà con questa piccola fiaccola dell’ottimismo in mano. Non potrei fare diversamente, non potrei coricarmi accanto a te con la stessa curiosità. Perché tu sei il segreto che può svelarsi all’improvviso. Si, tu che arrivi puntuale e mi porti un po’ dei tuoi desideri.

Funziona così, con te che sai regalarmi l’inaspettato. E io devo essere pronta a non perdere neanche un secondo di tanta fortuna.

Uomo dai mille volti e da una faccia sola, le rughe appena accennate, i capelli che fingono di essere arruffati, il profumo che mi travolge, un velo di barba che dici avresti dovuto radere ma le ore sono state tiranne, il naso forte, il corpo grande e quelle mani ferme e sicure. Tu e i tuoi jeans nuovi ma consumati, la camicia meravigliosa, la giacca grigia in lana leggera, il mocassino italiano di cuoio nero.

A me basti tu. Per ricordarmi che tutto può succedere, che un sogno non è altro che la gioia che sappiamo riconoscere.

Oh certo, ne ho anche altri, di sogni. Quelli grandi e intimi. O quelli universali. Tipo cose che non si pronunciano o chimere collettive. Ma quelle stanno fuori, fuori dalle pagine.

Ci chiacchiero con me stessa, con una tazza di caffè bollente in mano, le gambe stese sul divano, gli occhi chiusi e la radio che suona un’altra canzone.

E allora torno a te. Che mi porti i fiori e il cioccolato, mi sussurri dolcezze all’orecchio, mi accarezzi la pelle come se dovessi conquistarmi un poco alla volta. Addirittura mi scrivi poesie. Così, senza neanche pensarci troppo su, quasi avessi le rime che bussano per saltarmi addosso.

Sembra una favola.
No, non è una fantasia sentimentale. Non c’è alcun principe azzurro, appendete al chiodo l’ansia da Pretty woman, è solo un riguardo. Un prezioso riguardo. A noi che ci incontriamo e sogniamo insieme, per un po’. A noi che non abbiamo bisogno di una certezza ma di quella voglia, la voglia di sognare.
Forse un po’ bambini.
O, chissà, venuti grandi senza salti di felicità.
Non facciamo programmi, questo ancora ci permette lo stupore.
Non ci manchiamo, ci prendiamo quando ci siamo.

Ti accorgi che ho cambiato trucco. Rido. Lo faccio ogni volta e tu non perdi un colpo. Meglio una minuscola complicità autentica che tante false attenzioni.

Facciamo l’amore e ci raccontiamo qualcosa. Qualcosa che ha il sapore di unico. Il guaio di quel giorno, che dopo sfogato svanisce. O un ricordo siglato nella marca dello shampoo. Dettagli infiniti. E’ così che si strappa la malinconia. Come un foglio fatto a pezzettini e cestinato.

La sensazione è sempre uguale: è quella di aver vissuto un’emozione senza celebrarla. Roba spicciola, per gente buona come noi a campare di semplicità con i respiri della leggerezza.

Ti rivesti con l’aria di chi si sta infilando la casualità. Macché, sei perfetto. E’ la bugia che ti concedi, che ti concedo, che ci concediamo. Come il mio sfavillante e doloroso tacco forza 15 e le autoreggenti nere velate con il nastro rosso.

Questo non ci fa del male, al contrario è quel pezzo di cielo sereno che ci possiamo godere.
Che errore grossolano, credere che le escort siano macchine del sesso a gettoni. Non che io vada in collera, per la superficialità altrui. Se mai sprofondo talvolta nella tristezza, quella straziante. Tristezza per il mondo e l’umanità nel garbuglio di un equivoco cattivo quanto ridicolo, ecco. Io sono io. Unica come ciascuno di voi. Voi che giudicate.

Sapete davvero quale occasione mancate mettendo l’anima in naftalina? Ma è troppo, suvvia.

Preferisco sbuffare divertita e cambiare canale. Come faccio con lui, quello che arriva e si affloscia per tre minuti filati come se dovesse sgonfiarsi. Allo scoccare del centottantesimo secondo rifiorisce: ho lasciato tutto al di là della porta

Già. Pare un rifugiato, un fuggiasco che chiede asilo, uno che non ne può più di stare sul piedistallo. Comanda, lui, al di là della porta. Tutto il giorno tutti i giorni. Come un robot programmato per dare ordini, vigilare, instradare, bacchettare. Forte a oltranza, nella gabbia dorata.

Da me seppellisce il piglio e si rilassa. Vuole un sesso come viene, senza ruoli, coccole incluse. Magari anche un frutto, dopo, sbocconcellato tranquillamente, vaffanculo il piattino e le posate che te lo fanno odiare.

- Non sai quante volte mi vengono in mente i tuoi baci… -

Un omaggio da cavaliere finalmente sgombro da armatura.
Accidenti, quanti destini incastrati in strade percorse con l’affanno. Mi scappa di abbracciarlo forte.

E’ un fisso periodico, facendo un rapido calcolo tornerà tra le mie braccia tra tre o quattro mesi. E ancora una volta si affloscerà per tre minuti filati prima di sfoderare il suo sorriso.

Lo aiuto perfino con il nodo della cravatta e mi resta impressa la gratitudine timida, vagamente impacciata. Nessuno è mai gentile con lui, se mai genuflesso e ossequioso.

E’ appagato, sono appagata. Funziona, quel sesso morbido e pieno.

Il mio prossimo appuntamento è fuoco scoppiettante, il suo acqua a catinelle. E’ sulla soglia e ha già dieci anni di più sulla fronte aggrottata.

Sciolgo il corpo e i pensieri in un bagno caldo davanti allo specchio enorme con tutti i faretti puntati come stelle nel cielo … e so dove sono i sogni.




 
 

 


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Data della richiesta: 21/11/2018 19:46:25
Commento:
Adoro il tuo modo di scrivere. Appassionato. Avvolgente. Caldo
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Data della richiesta: 21/11/2018 19:50:56
Commento:
Meravigliato, rapito, ma non spiazzato, come se questa tua pagina la conoscessi già, da quando per la prima volta ti ho vista e mi sei rimasta impressa, non certo per la bellezza che tutti ti riconoscono, piuttosto per le sensazioni che ho provato e che soprattutto provo nel leggerti. Si potrebbe chiamare empatia, o sesto senso o non so cosa, forse attrazione per tutto ciò che ti rappresenta, perché non sei comune e sono certo che non lo saresti stata in qualsiasi vita avessi deciso di vivere. Sono felice di aver fatto il tuo incontro, se penso che ancora non ti ho mai vista di persona... grazie per tutto. @nonimo
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