il diario di Serena Key - capitolo 1

Mercoledì 14 ottobre 2015

Certi giorni capitano cose che val la pena di raccontare... OK, io sono un tipo curioso, e non mi tiro mai indietro di fronte a qualcosa che m’interessa o che semplicemente mi va di fare, ma certe storie davvero superano ogni mia aspettativa. Così ho deciso di condividere con il mio pubblico qualche pezzo della mia vita, raccontandola nel mio diario; alla fine mi sarò divertita io, e mi conoscerai meglio tu... Non temano i miei aficionados: una escort che si rispetti non parla mai dei suoi rapporti professionali ad altri. Qui non troverai i racconti dei nostri magici appuntamenti, gelosamente custoditi nella mia memoria. Voglio raccontare soltanto i fatti straordinari che mi capita di vivere fuori dal mio lavoro. Sono una donna prima che una escort, una donna sempre curiosa della vita. Eccoti dunque il primo capitolo, con il primo racconto del diario di Serena Key. Buon viaggio!





IL RISTORANTE DEI MIEI SOGNI: GIOCO DI SPECCHI




Bologna, mercoledì 7 ottobre 2015

 

Mangiare bene per me, significa mangiare roba buona in un posto che mi piace. E, quando pranzo da sola, niente è più di compagnia di una bella location. Naturalmente anche a Bologna, come in tutte le altre città che ho il piacere di toccare con le mie trasferte, ho i miei posti d'elezione, che sono luoghi capaci di stimolare tutti i miei sensi e non solo quello del palato. Bologna è fantastica per questo. Ci sono posti davvero indimenticabili, ma io ne conosco uno capace di farmi viaggiare nel tempo con la fantasia, un'antica casa patronale trasformata in un meraviglioso ristorante che ha mantenuto intatto il fascino dell'epoca. Ieri sono andata a pranzo proprio in questo posto, e mi è capitata un'avventura che val la pena di raccontare.

Dopo una notte di sesso, tenerezze e acrobazie, ero davvero affamata. La mia compagnia notturna se n'era appena andata al lavoro, sazia dei piaceri per i quali mi aveva implorato per giorni un appuntamento. Mi infilo una camicia bianca di seta e un tailleur scuro con gonna attillatissima e spacco posteriore. Ai piedi, i miei nuovi sandali neri con il loro gioco di intrecci alla caviglia. Faccio il fiocco al mio foulard verde oliva, infilo la giacca e sono pronta per uscire. 

Soltanto un po' di traffico mi separa dalla meta, ma inganno il tempo pensando a quale tavolo sedere al ristorante. Ormai li ho provati quasi tutti, e tutti gli angoli sono ugualmente incantevoli, anche per via del gioco di specchi che restituisce, moltiplicandola, l'atmosfera della sala, con i suoi marmi, i candelabri, e i quadri dalle imponenti cornici appesi dappertutto sulle pareti rosso boudoire.

Quando arrivo, il ristorante è quasi vuoto. Il cameriere mi chiede dove voglio accomodarmi ma non gli rispondo: gli sorrido e comincio a camminare tra i tavoli verso il centro della sala. Supero una coppia di mezza età, probabilmente colleghi di lavoro, visti i loro abiti e le valigette poggiate nelle sedie accanto, forse avvocati, o rappresentanti. Forse anche amanti, perché no?

Oltrepasso anche un uomo, che vedo solo di spalle, e mi siedo in un tavolo apparecchiato per due poco distante dall'antico caminetto che divide idealmente la sala. 

In questo posto, una volta, ci abitava una contessa, ed io non posso fare a meno di immaginarmi padrona di questi spazi, com'era lei un tempo. Chissà quante volte la nobildonna avrà trovato i suoi piaceri davanti a quell'imponente camino, magari con uno stalliere o con un contadino, liberando i suoi istinti di donna dalla stretta prigione del suo rango.

Il mio viaggio nel tempo è cominciato. Ora sono io la contessa, sdraiata sul sofà, a neanche un metro dal camino, mentre cinge il suo amante con le gambe in un abbraccio da mantide che lo lascia quasi senza respiro. 

A risvegliarmi ci pensa il cameriere, che mi porta una bottiglia d'acqua e mi chiede se desidero del vino, ma sparisce subito, dopo aver annotato il mio ordine, e io posso riprendere il mio sogno ad occhi aperti.

Chissà quanti giochi erotici hanno visto questi spazi, che sembrano nati apposta per assecondare i vizi quotidiani dei signorotti che li abitavano. E della contessa, naturalmente, che continua ancora oggi a correre inseguita dagli amanti, nella mia fantasia di donna moderna. Mi nascondo fra i tendaggi e sotto i tavoli, completamente nuda, aspettando che il mio amante mi trovi e mi sculacci per la mia birichinata: una contessa non si aggira sotto i tavoli a quattro zampe, e per di più a culo nudo. Immagino le mie natiche diventare rosse come il viso di un'educanda scoperta a toccarsi le sue timide grazie. E il viso del mio aguzzino, che interpreta la parte dell'educatore irreprensibile, dispiaciuto ma determinato a somministrarmi la necessaria punizione. Immagino me, tentare di convincerlo a punirmi usando il mio corpo per il suoi piaceri, e infine sedurlo, per finire sotto il suo peso ad accogliere la spinta sempre più veloce e ritmata del suo duplice desiderio di prendere e di punire.

Ma questa volta mi risveglia il brusio della sala, che nel frattempo si è decisamente riempita, e che mi arriva nelle orecchie da tutte le direzioni. Incrocio lo sguardo di diversi avventori, che stanno godendo come me la bellezza del contesto. Uno di loro mi regala un sorriso di convenienza, un altro distoglie lo sguardo e riprende a parlare con i suoi commensali, un altro ancora continua a fissarmi, aspettando che sia io a interrompere la comunicazione visiva. 

Riporto gli occhi sul mio tavolo e mi verso da bere ma, mentre porto il calice alla bocca, mi accorgo di un viso che ancora non avevo visto. Lo vedo dallo specchio sulla parete, che mi rimanda l'immagine di un tipo seduto di spalle al tavolo di fronte al mio. Mi sta fissando. Ricambio incuriosita, notando l'austerità del suo viso, tagliato in due dalla luce diurna che penetra dal finestrone sulla nostra destra. Lui fa un sorriso che dura un istante, per tornare subito alla sua espressione seriosa. Gli ricambio il sorriso, scoprendo che aspettava il mio gesto prima di deviare il suo sguardo in direzione della finestra. Io invece continuo a fissarlo, perché offenderei la mia curiosità se non ne approfittassi proprio adesso che lo specchio mi offre il suo profilo. La luce, che ora lo illumina frontalmente, disegna un naso importante e un mento volitivo. Mi chiedo cosa faccia il tipo nella vita, e se il suo volto incuta la stessa soggezione anche ai suoi colleghi, clienti o sottoposti. Me lo immagino anche in casa, mentre dice alla moglie qualcosa tipo: "Preparati, perché stai per soddisfare il mio volere". Sì, m’immagino un tipo, se non dalla personalità autoritaria, almeno molto abile nel gestire le situazioni in cui si trova, per volgerle a proprio vantaggio usando proprio le sue doti naturali, come la durezza del suo profilo e il suo sguardo penetrante.

Rigira la testa di fronte al tavolo, e allo specchio. So che mi guarderà ancora. Anch’io ho un viso che si fa notare. È solo una questione di attimi. E infatti eccolo che alza lo sguardo sino alla mia immagine riflessa sullo specchio, e i nostri occhi si riallineano nella loro singolare traiettoria tracciata dall'inclinazione di quel vetro.

Stavolta sono io che gli sorrido. Lui finge di non notarlo, ma non mi convince troppo, perché vedo una smorfia di compiacimento nelle sue labbra, che forse non sono poi così imperturbabili. 

Ormai ha acceso la mia curiosità e ho deciso di sedurlo per continuare il nostro gioco.

Cerco di capire quanto lui possa vedere di me dallo specchio. La visuale è piuttosto ampia. Mi giro su un fianco; fingo di armeggiare col telefono e accavallo le gambe, roteando lentamente il piede appena fuori del perimetro della tovaglia, per vedere se il movimento viene percepito dai suoi bastoncelli. Funziona: lo vedo muovere il viso e guardare in direzione delle mie scarpe. Poi rialza il mento e riprende a fissarmi. Stavolta è lui che sembra implorare un mio segno. Mi guarda fisso negli occhi con sguardo indagatore ma io mi giro verso il cameriere che mi sta raggiungendo con la prima portata.

Lui è quasi alla fine del pasto: lo deduco dal fatto che il suo secondo è quasi alla fine e che il piatto del contorno è già stato saccheggiato. Deve essere un tipo famelico...

Vedo il cameriere fermarsi da lui e lo sento chiedergli se "Il signore desidera altro". Lui risponde di no. Ha una voce profonda e baritonale che mi scalda dentro. Divoro il mio primo, un po' per la fame, e un po' anche perché il tempo si è improvvisamente accelerato; infatti ho la percezione che il mio gioco finirà presto, nel momento esatto in cui lui finirà il pranzo e si alzerà per andarsene.

Continuiamo a guardarci. Stavolta gli sorrido. Lui ricambia. 

Ora o mai più: infilo il telefono nella mia borsetta, mi alzo e mi dirigo lentamente nella direzione del bagno.

Entro e chiudo la porta alle mie spalle ma rimango lì, davanti a uno specchio dell'anticamera, a guardare la mia faccia sorridere beffarda a sé stessa.

La curiosità è la miglior cura per la noia ma non esistono cure per la curiosità, ed io sono sempre stata curiosa.

Mi domando se anche "lui" è curioso quanto me.

La risposta non si fa attendere: dopo neanche un minuto si apre la porta alle mie spalle ed entra l'uomo del mio gioco. 

Non mi volto ma m’immobilizzo a fissarlo dallo specchio. 

Lui non dice niente ma lo vedo girarsi, sollevare una poltroncina e piazzarla davanti alla porta.

Vorrei suggerirgli che potremmo entrare tranquillamente in una toilette e chiuderci lì dentro ma non oso turbare quel silenzio austero con la mia voce, dunque non dico niente ed anzi continuo a spennellare la mia cipria con nonchalance.

Mi poggia una mano sulla spalla destra; poi mi carezza il collo con il palmo. 

Io mi scosto un po' dal lavandino e raddrizzo la schiena ma lui mi prende le spalle e mi fa chinare sul lavandino. 

Molla la presa. Ha una mano all'interno delle mie cosce e l'altra all'esterno, che disegna carezzandole le mie curve.

Il suo respiro si fa veloce; lo sento. In un istante mi tira su la gonna e mi abbassa il perizoma. Lo vedo allo specchio guardare soddisfatto i miei glutei, mentre si cala pantaloni e boxer e impugna minaccioso il suo attrezzo, puntandolo nella direzione del mio sesso. Poi sfila dalla tasca una bustina, la strappa con i denti e ne estrae un preservativo, che indossa con una sola mano mentre con l’altra prende la bustina dalla bocca e la tira davanti a me, facendola rimbalzare sullo specchio, prima di cadere nel lavandino dove sono chinata. 

Io sono già pronta ad accoglierlo, bagnata dall'attesa e dall'atmosfera libertina di quella situazione. Non so se sono mai stata così remissiva, ma so che mi piace. E molto.

Gioca un attimo col membro massaggiandomi su e giù, da un orifizio all'altro. 

Lo bagno completamente con i miei umori; anche i nostri sospiri diventano uno.

Con le mani afferra i miei glutei e li allarga con il pollice. Sento spingere la sua carne inguainata sulla mia, sempre di più, sino a regalarmi una penetrazione anale. 

Accetto pacificamente la sua decisione, meravigliandomi con me stessa di quanto diventi mansueta in certe occasioni.

Lui comincia a spingere, con grinta e con una certa maestria.

Mi piace. Mi piace il sesso in ogni sua sfumatura, mi piace lui, mi piace il gioco che abbiamo saputo creare, e mi abbandono inerte ai suoi colpi.

Vedo i segni dei miei polpastrelli sulle maioliche decorate; le mie mani si spostano sempre più in alto, spinta sempre più avanti dalla foga del mio amante. Provo a guardare il suo volto ma lui ha il viso chinato, intento a sbranare la sua preda; vedo soltanto la sua espressione infervorata, con gli occhi socchiusi e le ciglia un po' aggrottate.

Lui si accorge del mio tentativo; mi afferra la nuca e mi spinge la testa contro la parete, schiacciando il mio viso sullo specchio. Dopodiché ricomincia a spingere, con più foga di prima.

Sono sua. Non posso più niente. Socchiudo gli occhi anch'io, e mi preparo alla venuta imminente del vincitore, che non si fa attendere. Dopo un attimo le sue spinte diventano irregolari e convulse. Sento i suoi spasmi, mirabilmente trattenuti.

Altri due affondi e poi molla la presa della sua mano dai miei capelli ed estrae il ferro gocciolante.

Soltanto allora lo sento vocalizzare un gemito di piacere.

Rimango immobile.

Si pulisce il membro spennellandolo sulle mie natiche prima di riporlo dentro i suoi boxer e di tirarsi su i pantaloni.

Io sono come stordita.

Lui rimette a posto la sedia davanti alla porta, mi fissa un'ultima volta, ancora attraverso lo specchio, ed esce, senza neanche una parola.

Capisco che devo riavermi in fretta. Pulisco il suo seme ancora caldo dal mio sedere con un tovagliolo e mi ricompongo al volo, automaticamente.

Quando arrivo al tavolo, lui non c'è più. Mentre intercetto il cameriere che mi raggiunge subito e mi chiede che altro desidero. "Grazie, sono decisamente a posto così", gli rispondo. "Mi porti soltanto un Crème caramel e un caffè, e il conto per favore".

"Il signore che era seduto al tavolo di fronte ha avuto l'onore di averla come ospite", mi risponde quello, prima di partirsene in direzione della cucina.

 






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Data della richiesta: 02/11/2015 21:28:22
Commento:
Cosa si cela dietro te é tutto da scoprire. Armonia, autoritá, eleganza e scorrevolezza sono i punti cardini della tua lettura ed ahimé deduco della tua forte ma anche fragile persona. Hai toccato con estrema leggiadria le corde della mia anima sensuale capovolgendola e fatta liberare in alto ancora ad assaporarsi il momento . Ancora mi sento i tuoi occhi riflessi dallo specchio sul mio corpo. Riesco a percepire il tuo profumo che mi struscia sulla mente come un tessuto di seta che elettrizza i miei sensi. Sei cosí ne sono certo, non puó essere diversamente. Una forza delicata che carezza la tua mente dandoti piaceri senza neppure sfiorarti. Questo é unisono allo stato puro. Grazie Serena, Emozione non ancora vissuta. Tuo Aldo 

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Data della richiesta: 30/10/2015 14:06:05
Commento:
Sarebbe un gioco di ruolo molto intrigante...... Quando vuoi la mia bottiglia di vino e la n'duja ti aspettano il Tuo Tato Calabrese 

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Data della richiesta: 21/10/2015 22:22:02
Commento:
Racconto emozionante e particolareggiato divinamente...magari si trovassero avventrici fascinose e curiose come la nostra Serena...sei unica...Ciao da Amedeo

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Data della richiesta: 20/10/2015 22:58:43
Commento:
ecco la conferma del mio pensiero... che FEMMINA ragazzi. ciao da Gino

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Data della richiesta: 16/10/2015 08:08:56
Commento:
Che meraviglia....

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Data della richiesta: 16/10/2015 08:37:11
Commento
Serena..... Meravigliosa narratrice di racconti. Una certezza il tuo fascino e la tua bellezza Una felice sorpresa la tua intelligenza. Luca 

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